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PattiChiari: cancellata la lista dei bond a basso rischio

di Nicola Borzi

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30 Ottobre 2008

Il crack Lehman Brothers fa un'altra vittima. Dopo quasi cinque anni, l'iniziativa "Obbligazioni a basso rischio e a basso rendimento" di PattiChiari, il consorzio dell'Abi per l'educazione finanziaria, che consisteva nella pubblicazione di un elenco di bond segnalati all'attenzione dei risparmiatori, è terminata di colpo alla mezzanotte di martedì scorso, 28 ottobre. La pagina internet sul sito di PattiChiari è vuota. La sorte della lista di bond era segnata sin dal default della banca d'affari Usa, esploso il 15 settembre: ancora nel primo pomeriggio di quel lunedì, nonostante fossero ormai insolventi, erano 14 i titoli di Lehman Brothers presenti nella lista di PattiChiari. L'errore – legato ai rating, lasciati a livelli investment grade sino al giorno del collasso – ha contribuito a trarre in inganno decine di migliaia di risparmiatori. Così le possibili ricadute legali sul consorzio dell'Abi e su molte delle 105 banche aderenti all'iniziativa si fanno concrete. Intanto sono 3,5 milioni i risparmiatori che hanno in portafoglio bond inseriti nell'elenco.

Come funzionava la lista
L'elenco di PattiChiari, lanciato il 15 novembre 2003, comprendeva titoli di Stato e obbligazioni corporate selezionati in base a due parametri principali: un livello di rating elevato (investment grade, cioé compreso tra la tripla e la singola A) e un basso indice VaR, che misura la potenziale perdita per il risparmiatore se vende il bond prima della scadenza (il rischio di ribassi doveva essere inferiore all'1% su base settimanale). I requisiti comprendevano poi la sola denominazione in euro (nessun rischio cambio), la provenienza da uno dei 30 Paesi dell'Ocse, la quotazione su mercati ufficiali e la struttura non complessa (erano esclusi dunque i bond strutturati). Se anche uno solo dei parametri non veniva rispettato il titolo non entrava o usciva dall'elenco. Negli anni la lista, aggiornata 1.227 volte, è arrivata anche oltre i 1.500 titoli. Sono state oltre 3.600 le obbligazioni segnalate: solo 18 (lo 0,5%) sono uscite dall'elenco anzitempo per "elevata rischiosità" (con avvisi inviati dalle banche ai clienti entro 48 ore), mentre altre 613 (il 16,7%) per "rischiosità media", rese note con gli estratti conto. L'iniziativa ha contato ben 4,1 milioni di pagine consultate online e sei milioni di guide cartacee distribuite.§

Segnali premonitori
La lista di PattiChiari, però, aveva iniziato a mostrare le prime crepe già due anni prima del default di Lehman. Il primo luglio 2006 erano stati "banditi" 70 titoli, per l'elevata variabilità dei rendimenti dovuta all'aumento dei tassi. Esattamente un anno dopo, per motivazioni analoghe, uscivano dalla lista in un solo colpo altri 60 bond. «Plus24» del 25 agosto 2007 lanciava un primo allarme per i 248 titoli che avevano perso i requisiti. Solo due settimane dopo, il settimanale di finanza e risparmio del «Sole 24 Ore» segnalava che nella lista erano compresi quattro titoli illiquidi, che cioè non riuscivano a fare prezzo. Il 24 aprile 2008 «Plus24» segnalava che le emissioni falcidiate avevano raggiunto quota 500. Il 23 luglio scorso un promotore finanziario chiedeva a «Plus24» cosa ci facessero i bond Lehman nell'elenco di PattiChiari, visto il crollo delle quotazioni a quota 92/93. Tutti segnali premonitori della difficoltà di "incasellare" nella lista centinaia di obbligazioni solo sulla base di rating e VaR. Ma non basta: ancora dopo il crollo di Lehman, sino al 29 settembre sono rimaste in lista otto emissioni delle banche islandesi Glitnir e Kaupthing, poi andate in default.

Cosa succederà ora
I risparmiatori non verranno lasciati soli. In accordo con le 14 associazioni dei consumatori che partecipano alla nuova governance del consorzio, da gennaio PattiChiari lancerà un nuovo portale informativo sugli strumenti finanziari, basato su strumenti e criteri di misurazione del rischio «in grado di cogliere più velocemente i segnali provenienti dal mercato». Fino al 30 giugno 2009, anche attraverso il proprio personale, le 105 banche che avevano aderito all'iniziativa continueranno a informare puntualmente i clienti su eventuali aumenti del profilo di rischio dei bond presenti nell'ultima lista del 28 ottobre.

Le ricadute legali
Ma la fine della lista non cancella d'incanto i problemi che l'iniziativa ha involontariamente contribuito a causare. Alcune associazioni, ConfConsumatori e Adusbef in testa, stanno raccogliendo materiale in vista dell'avvio di possibili cause legali. Antonio Tanza, vicepresidente di Adusbef, lo dice chiaramente: «Ci arrivano centinaia di email di risparmiatori che hanno scelto di investire nei bond Lehman Brothers proprio sulla base della lista pubblicata da PattiChiari. Stiamo studiando azioni legali nei confronti del consorzio e delle banche aderenti».

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